#copyRuntolo

Un mare in tempesta

Ho troppi pensieri per la testa e non riesco ad allenarmi bene. La corsa, solitamente un efficace stabilizzatore del mio umore, in questi giorni non mi porta la serenità di cui ho bisogno.

Corro e penso. Penso al lavoro. Penso alle difficoltà ad essere pagato. Penso a una precarietà che fatalmente si trasforma in frustrazione e rabbia, in tensioni che non riesco a sciogliere, ma che, al contrario, scarico sulle persone che dovrei proteggere. Dal mondo e da me stesso.

Non è facile andare a correre così. È più una risposta a un dovere che un piacere. È come se dovessi liberare preventivamente dal senso di colpa di non esserci andato, più che la concessione di un’ora di puro svago.

La mia insoddisfazione mi affianca in salita, mi si aggrappa alle spalle come uno zaino pieno di negatività: un carico che, pur essendo immateriale, mi spinge indietro e non mi fa respirare. Penso. E vengo trasportato in un mare in tempesta, dove si rincorrono onde sempre più alte e minacciose, pronte a travolgermi.