L’apparenza inganna
Il termometro sul lungomare segna -43°, ma la temperatura che percepisco è sensibilmente più alta. Quel led spento innesca una tempesta di considerazioni sull’apparenza, sulla verità delle sensazioni, sulla verità in generale. Concludo che l’unica cosa vera e certa è che ho bisogno di acqua e magnesio, di una bella doccia e di un bel tuffo in piscina più tardi.
Mancano due settimane a Zermatt e a parte qualche divagazione filosofica nella fenomenologia, la mia mente è tutta concentrata a elaborare tabelle di marcia, in funzione degli obiettivi legati alla Maratona.
Obiettivo minimo: arrivare.
Obbiettivo due: migliorare le 6 ore e 1 minuto di 2 anni fa. Basterà andare 2″ a Km più veloce.
Obiettivo tre: migliorare le 5 ore e 24 minuti della Jungfrau 2014. Devo tenere un passo sotto gli 8 minuti a Km.
Obiettivo 4: Stare sotto le 5 ore. A 7′ a Km chiuderei con 6 minuti di anticipo.
La verità è che a due settimane dalla gara, non ho la più pallida idea del mio livello di forma. E la colpa è di questo maledetto caldo che può farti scoppiare da un momento all’altro. Due anni fa, lassù, c’erano più di 30° e io, dopo 17 km non ne avevo più.
Ho bevuto litri d’acqua, di sali, di coca cola, persino brodo caldo. Niente. Mi sono messo il ghiaccio sulla testa e m’è venuta una mezza congestione; mi sono trascinato per una decina di km con i crampi. Un inferno in paradiso, perché il versante svizzero del Cervino è forse lo scenario alpino più incantevole che esista al mondo.
Così, quando ho capito che sarebbe stato un miracolo arrivare, ho cercato di godermi la bellezza del paesaggio. Fra due settimane, però, vorrei puntare a un buon tempo. È per questo che mi sono iscritto di nuovo. È per questo che mi alleno a 40°. È per questo che spero in una bella giornata di cielo velato. Senza sole né pioggia. Ma che si veda il Cervino.